Quali sono le differenze tra invalidità assoluta e relativa? | l'annullabilità ha effetti ex nunc, e il vizio può essere può essere invocato solo dalla parte contraente. la nullità può essere invocata da qualsiasi delle parti, ed ha effetti giuridici ex tunc (retroattivi) |
- Le cause di invalidità assoluta hanno effetti ex nunc o ex tunc? | Hanno effetti ex tunc, ovvero retroattivi. Come se quel trattato non fosse mai entrato in vigore. |
Un trattato affetto da una causa accertata di invalidità relativa può restare parzialmente in vigore? | Si se lo stato leso sceglie di sanare il vizio. |
Il diritto interno di una Parte può essere invocato per invalidare un trattato? | No, non è possibile. Unica eccezione è prevista dall’art 46 → solo quando la violazione sia manifesta e riguardi principi fondamentali dell’ordinamento interno. |
- L’abuso dei pieni poteri può determinare l’invalidità di un trattato? | no, a meno che le altri parti contraenti non fossero a conoscenza dei limiti posti al plenipotenziario |
- Qual è l’unico caso in cui la violazione del diritto interno può essere invocata per invalidare un trattato? | art 46 conv. Vienna: solo quando la violazione sia manifesta (obiettivamente evidente per qualsiasi Stato che si comporti in materia secondo la pratica abituale in buona fede) e riguardi principi fondamentali dell’ordinamento interno. |
- Che cos’è un errore? | L’errore è una causa di invalidità relativa. una falsa rappresentazione di un fatto o situazione che uno Stato supponeva esistente al momento della conclusione del trattato e che costituiva una base essenziale del consenso di quello stato a vincolarsi al trattato. |
- Quando un errore può essere considerato “essenziale”? | Quando costituiva una base essenziale del consenso di quello stato a vincolarsi al trattato. |
In quali casi un errore può essere invocato per invalidare un trattato? | l’errore può essere invocato per invalidare un trattato se essenziale (l’errore è la base del consenso dato alla formazione del trattato, senza l’errore non si sarebbe formato il trattato), innocente (se la parte che invoca l’errore non ha contribuito al sorgere dell’errore stesso) e scusabile (l’errore non deve essere dovuto dalla negligenza della parte che lo invoca). |
Un errore “materiale” può essere invocato per invalidare un trattato? | no, errore di mancata attenzione momentanea, una svista nella formulazione del testo. |
Qual è la differenza tra errore ostativo ed errore motivo? | L’errore ostativo non può essere invocato per invalidare un trattato perché verificatosi nella sua manifestazione esteriore ovvero nel testo del trattato, e non nella formulazione della volontà a vincolarsi. Può essere corretto attraverso la procedura semplificata prevista dall’art 79 della Convenzione di Vienna. L’errore motivo invece è un errore che inficia sulla validità del trattato perché si crea nella formazione della volontà (in caso sia essenziale, innocente e incolpevole) può dunque essere invocato come causa di invalidità del trattato. |
- Il dolo è una causa di invalidità dei trattati? | si, comportamento fraudolento, grave errore con la volontà di recare danno all’altra parte contraente. Art 49. |
- La corruzione del plenipotenziario può essere invocata per invalidare un trattato? | sì, in base all'art. 50 della Convenzione |
Quali sono le cause di invalidità assoluta? | 1. Art.51 Violenza esercitata sul rappresentante di uno Stato → è compresa in questa concezione la violenza morale, quindi la minaccia di un male a beni della sfera privata dell'organo o dell’individuo; 2. Art.52 Violenza esercitata su uno Stato con la minaccia o l’uso della forza →nella nozione di forza rientra la forza armata e sono escluse le pressioni politiche o economiche e politiche, pur essendo comunque vietate dal diritto internazionale (atto finale della Convenzione). Se l’uso della forza è avvenuto per legittima difesa o perché autorizzato, allora il trattato concluso in seguito all’uso legittimo della forza non potrà essere messo in discussione; 3. Art.53 Contrasto con lo Ius Cogens → estinzione automatica del trattato. |
- La costrizione psicologica esercitata nei confronti del plenipotenziario determina l’invalidità del trattato che ne è diretta conseguenza? | Si, anche solo la violenza psicologica determina l’invalidità assoluta del trattato in questione. Si tratta di minacce psicologiche volte ad ottenere il consenso dell’altro stato a vincolarsi al trattato. |
- Cosa si intende per violenza contro uno Stato quale causa di invalidità assoluta di un trattato? | si intende l’uso della forza (militare) o la minaccia al ricorso dell’uso della forza per ottenere il consenso dell’altro Stato a vincolarsi a un trattato. |
- La violenza economica può costituire una causa di invalidità assoluta? | No, nella nozione di forza rientra la forza armata e sono escluse le pressioni politiche o economiche e politiche, pur essendo comunque vietate dal diritto internazionale (atto finale della Convenzione) |
- Un trattato di pace concluso in seguito all’uso della forza autorizzato dal Consiglio di sicurezza è affetto da invalidità assoluta? | Se l’uso della forza è avvenuto per legittima difesa o perché autorizzato, allora il trattato concluso in seguito all’uso legittimo della forza non potrà essere messo in discussione; |
- La confliggenza di un trattato con una norma di ius cogens quali conseguenze determina? | Invalidità secondo art 53; estinzione secondo art 64 se lo jus cogens è sopravvenuto. |
L’art. 53 della Convenzione di Vienna del 1969 contiene una definizione di ius cogens? | Non proprio: sembrerebbe una definizione tautologica, senza informazioni aggiutive. “sono le norme inderogabili dalla comunità internazionale nel suo insieme”. È pur vero però che con “la comunità internazionale nel suo insieme” l’art 53 fa intendere che tutti i componenti della comunità internazionale devono riconoscere e rispettare il carattere cogente a quella norma. Se non è riconosciuta in tal modo da tutti i componenti, non si tratterebbe di una norma cogente, bensì di una norma consuetudinaria. Dunque non dà una definizione vera e propria di jus cogens, fa solo riferimento al suo carattere inderogabile. |
- L’art. 53 della Convenzione di Vienna del 1969 contiene un elenco di norme cogenti? | No, ma la CDI ne ha stilato un elenco, anche se non esaustivo o tassativo. |
L’art. 53 fu inserito nella Convenzione di Vienna del 1969 a titolo di codificazione o di sviluppo progressivo del diritto internazionale? | A titolo di sviluppo progressivo del diritto internazionale, con la prassi successiva è diventata norma codificata perché riflette il diritto consuetudinario. |
Una norma cogente può essere modificata o è immutabile? | Sì, può essere modificata soltanto da un'altra norma avente lo stesso carattere |
Cosa si intende per confliggenza incidentale tra un trattato e una norma cogente? | Si intendono quei trattati che, formalmente, nel testo del trattato non presentano norme contrastanti con lo jus cogens, dunque trattati che non sono considerati invalidi ai sensi dell’art 53. Ma nella loro applicazione in un caso contrasto che si manifesta la non conformità alla norma cogente. Dunque il trattato non è invalido, ma è inapplicabile nel caso concreto. |
- Lo codificazione dello ius cogens elaborata dalla Commissione del diritto internazionale contiene un elenco non tassativo delle norme imperative? | sì |
Qual è la differenza tra cause di invalidità e cause di estinzione di un trattato? | Invalidità: circostanza che ha viziato il consenso dato alla formazione del trattato. Vizi che riguardano la sua entrata in vigore. Estinzione: i trattati sono entrati in vigore senza problemi. Successivamente alla entrata in vigore si vengono a determinare però delle circostanze che ne determinano la fine di ogni effetto giuridico. |
- Cosa si intende per sospensione di un trattato? | Cessazione provvisoria degli effetti giuridici di un trattato nell’attesa di nuovi negoziati o nell’attesa della fine di conflitti in caso di guerra. |
Quali sono le cause di estinzione previste dallo stesso trattato? | Termine finale; volontà o consenso iniziale delle parti (condizione risolutiva); denuncia o recesso. |
La denuncia di una delle Parti contraenti determina l’estinzione di un trattato bilaterale? | Sì. Se si tratta di un trattato multilaterale però no, solo diminuzione della sua base sociale. |
Nel silenzio di un trattato uno Stato parte può recedere dallo stesso? | Nel silenzio di un trattato, uno stato può recedere solo se lo stato stesso motiva le decisioni a recedere in maniera convincente. (non prima dei 12 mesi dalla sua entrata in vigore secondo convenzione di Vienna) |
È possibile recedere dalla Carta delle Nazioni Unite? | Lo Statuto dell'ONU è uno di quei trattati che non prevedono il potere di recesso. La prassi ha registrato un unico caso assimilabile in senso lato al recesso: quello dell'Indonesia che nel 1965 si ritirò dall'Organizzazione per protestare contro l'elezione della Malaysia a Membro non permanente del Consiglio di Sicurezza. L'Indonesia però riprese la sua partecipazione nel 1966, per cui il suo ritiro fu interpretato come un’assenza temporanea. Da questo precedente si evince però che ogni Stato membro ha il potere di recedere dall'Organizzazione anche in assenza di una disposizione espressa. |
NB- Quando si verifica l’abrogazione di un trattato? | Abrogazione esplicita quando le stesse parti del trattato precedente manifestano la loro volontà all’abrogazione e concludono un trattato successivo che verte sullo stesso tema del trattato precedente. Abrogazione implicita invece quando le stesse parti contraenti del trattato precedente non manifestano espressamente la volontà all’abrogazione, ma implicitamente, dedotta dalla nuova regolamentazione in quanto il trattato successivo (che verte sullo stesso tema) presenta una o più disposizioni non concilianti con quelle del trattato precedente. |
Il mutamento fondamentale delle circostanze può essere invocato quale causa di estinzione di un trattato? | Si, solo nel caso in cui il mutamento fondamentale delle circostanze faccia riferimento a un mutamento essenziale dello scopo o oggetto del trattato e se comporta un mutamento anche sugli obblighi degli Stati. |
Uno Stato può invocare il mutamento fondamentale delle circostanze se ha contribuito a deter minare il cambiamento della situazione? | No |
Secondo la CIG nel caso Gabčikovo Nag ymaros deciso nel 1997, l’Ungheria poteva invocare il mutamento fondamentale delle circostanze per estinguere il trattato bilaterale del 1977? | No, non poteva perché in primo luogo il mutamento fondamentale delle circostanze deve essere interpretato in maniera ristretta, il mutamento deve riguardare le circostanze che hanno portato a quel trattato, un mutamento essenziale dello scopo e oggetto del trattato (in quel caso la promozione della produzione dell’energia idroelettrica e la navigabilità di quel tratto del Danubio). |
In quali casi può essere invocato l’inadempimento quale causa di estinzione dei trattati? | Quando una delle controparti non adempie ad un obbligo essenziale e fondamentale del trattato. (art 60) |
- Cosa si intende per impossibilità materiale di esecuzione di un trattato? | si intende quella causa di estinzione prevista dall’art 61 secondo cui si viene a creare una situazione che distrugge l’oggetto o lo scopo del trattato rendendo impossibile la sua esecuzione. |
-La confliggenza di un trattato con lo ius cogens può essere configurata quale causa di estinzione? | si art 64 estinzione per jus cogens sopravvenuto. |
- Quali sono gli effetti della guerra sui trattati? | L’art 73 della convenzione afferma che la convenzione non si occupa degli effetti della guerra sui trattati. È una clausola di salvaguardia, non si sapeva come valutare la guerra in materia di estinzione/sospensione, Ci sono casi in cui i trattati restano applicati anche durante periodi di guerra, ma è possibile anche che il trattato venga sospeso temporaneamente fino a che non terminino i conflitti. |
- Ci sono trattati che trovano applicazione solo in situazioni di conflitto armato? | Quelli concernenti il diritto internazionale umanitario |
Quali sono le procedure previste dalla Convenzione di Vienna del 1969 per la soluzione delle controversie in materia di invalidità ed estinzione dei trattati? | la convenzione di Vienna art 65 afferma che lo Stato che sostiene l’estinzione/invalidità di un trattato, deve notificare alle altre parti contraenti la pretesa presso il depositario. Se le controparti non dicono entro tre mesi dalla notifica, allora è come se avessero accettato ad adottare la misura proposta. Se però obiettano, nasce una controversia internazionale da risolvere secondo una delle procedure previste dall’art 33 della Carta dell’ONU: diplomatica, arbitrale o giudiziale. |
- Nel caso di controversia vertente sullo ius cogens una delle parti potrà ricorrere alla Corte internazionale di giustizia ai sensi della Convenzione di Vienna del 1969 sul diritto dei trattati? | Si, se la controversia tra le parti contraenti concerne l’interpretazione o applicazione dello jus cogens (art 53 e 64), la controversia potrà essere riferita attraverso un incorso automatico di parte direttamente alla CIG. |
- Cosa prevede la regola generale sull’interpretazione dei trattati posta dall’art. 31 della Convenzione di Vienna del 1969? | Prevede che l’interprete di un trattato lo interpreti in buona fede, seguendo il senso ordinario dei termini utilizzati nel contesto del trattato e nel senso del suo scopo. |
- L’interprete deve in prima battuta accertare la volontà effettiva delle parti o quella dichiarata nel testo del trattato? | quella dichiarata nel testo del trattato. |
- Cosa significa che i trattati devono essere interpretati ricorrendo al criterio letterale? | Fare riferimento alla volontà delle parti che si desume dai termini espressi nel testo del trattato. |
- Cosa significa interpretazione teleologica di un trattato? | fare riferimento anche all'oggetto e allo scopo del trattato (criterio teleologico): obiettivi comuni che le parti intendono perseguire. |
- Qual è il rilievo attribuito al criterio sistematico nell’ambito della regola generale sull’interpretazione? | Il criterio sistematico è il secondo criterio previsto dall’art 31: immergere i termini adottati nel testo del trattato nel contesto normativo del trattato stesso, non bisogna analizzare i termini in astratto. |
- In caso di dubbio nell’interpretazione di un trattato sui diritti umani deve prevalere l’opzione più o meno garantista? | più garantista |
- Nel contesto del trattato rientra anche il suo Preambolo? | Sì |
- La regola generale sull’interpretazione dei trattati fa riferimento all’oggetto e allo scopo dell’accordo? | Si, criterio teleologico, ultimo criterio di cui fa riferimento l’art 31. |
- Le parti possono attribuire un significato particolare ad un termine utilizzato nel testo di un trattato? | sì, se risulta che tale era l’intenzione delle parti. |
- In quali casi l’interprete può ricorrere ai mezzi sussidiari di interpretazione previsti dall’art. 32 della Convenzione di Vienna? | Solo nei casi in cui l’applicazione della regola generale dell’art 31 dà vita a un risultato assurdo o irragionevole, ad una lacuna o se dà un dubbio tra due possibili opzioni. |
- Cosa sono i “lavori preparatori” di un accordo internazionale? | I documenti dei negoziati che esprimono la volontà effettiva (motivazioni che hanno originato il trattato) che ha portato a quel trattato. |
- Quali criteri deve utilizzare l’interprete in caso di divergenze tra diverse versioni linguistiche di un trattato facenti ugualmente fede? | Inizialmente deve trovare un’interpretazione che sia conforme a tutte le versioni linguistiche. Qualora non fosse possibile, l’interprete deve applicare il criterio sistematico secondo cui bisogna dare l’interpretazione che meglio si conforma allo scopo e all’oggetto del trattato. |
- In quali e quante lingue ufficiali facenti ugualmente fede sono conclusi gli accordi nell’ambito delle Nazioni Unite? | 6. Inglese e francese che sono le due lingue di lavoro del trattato. il trattato viene poi tradotto nelle altre 4 lingue ufficiali: russo, arabo, cinese e spagnolo. |
- Quali sono le lingue di lavoro utilizzate nell’ambito delle Nazioni Unite? | Inglese e Francese |
- Cosa significa il principio dell’efficacia relativa di un trattato? | significa che il trattato vincola solo le parti che ne hanno espresso la volontà. (art 24 conv. Vienna) |
- A quali condizioni un trattato può creare diritti in capo a Stati terzi? | Secondo art 36, un trattato può creare diritti in capo a Stati terzi anche quando l’accettazione di tale diritti da parte dello Stato terzo non è esplicita, ma quando si può desumere dai comportamenti (accettazione dei diritti implicita). |
- A quali condizioni un trattato può creare obblighi in capo a Stati terzi? | Secondo l’art 35 della conv. Vienna, un trattato può creare obblighi in capo a Stati terzi purché questa sia la volontà del trattato e purché lo Stato terzo abbia accettato per iscritto l’obbligo suddetto. |
- Un diritto attribuito ad uno Stato terzo da un trattato può essere successivamente revocato dalle parti di quest’ultimo? | Sì, l’art 37 prevede tale possibilità, a meno che non risulti che il diritto era destinato a non essere revocabile o modificabile senza il consenso dello Stato terzo. |
- Cosa significa affermare che le nor me contenute in un trattato hanno effetti self-executing? | Significa che le disposizioni contenute nel trattato sono direttamente applicabili negli ordinamenti interni. |
- Cosa prevede la clausola della nazione più favorita? | la clausola della nazione più favorita è una clausola solitamente presente in trattati commerciali bilaterali o su protezione di investimenti in cui le due parti si impegnano rispettivamente a riconoscere alla controparte il regime preferenziale che è stato o sarà accordato a un terzo Stato. È una garanzia che si dà all’altro Stato, assicura che non ci siano discriminazioni commerciali. Dunque gli Stati si concedono reciprocamente le condizioni migliori anche con riferimento a trattamenti migliori che potranno adottare in futuro con Stati terzi al trattato. |
- In linea generale un trattato può essere applicato retroattivamente? | si con alcune eccezioni |
- Cosa prevede l’art. 10, comma 1, della Costituzione italiana? | L’art 10 comma 1 della Costituzione afferma che l’ordinamento giuridico italiano si conforma alle norme di ordinamento internazionale generalmente riconosciute (consuetudini). Queste entrano a far parte automaticamente del nostro ordinamento e quindi l'articolo è un trasformatore continuo di diritto internazionale generale in diritto interno, secondo il principio di adattamento. La nostra Corte Costituzionale, con la Sentenza del 2014 sull'immunità degli stati stranieri dalla nostra giurisdizione in caso di crimini internazionali, ha posto un limite a questa apertura, costituito da norme del diritto internazionale generale che possono comportare una violazione del diritto ad un giudice nel caso di vittime di crimini internazionali e la nostra Costituzione (artt.2 e 24) pone un limite all’art.10 nel caso in cui queste norme non prevedano la possibilità per queste vittime di ottenere giustizia rivolgendosi al giudice italiano.
L’art.10 non è quindi un trasformatore completo. |
- L’art. 10, comma 1, della Costituzione italiana è applicabile ai trattati internazionali? | No, norme di diritto internazionale generalmente riconosciute si riferisce alle norme consuetudinarie e/o cogenti. |
- L’art. 10, comma 1, della Costituzione italiana consente al nostro ordinamento di adattarsi alle nome imperative? | sì |
- Il “trasfor matore per manente” previsto dall’art. 10, comma 1, della Costituzione italiana è un procedimento speciale od ordinario di adattamento del nostro ordinamento al diritto internazionale generale? | Il trasformatore permanente previsto dall’art 10 comma 1 della costituzione è un procedimento speciale di adattamento del nostro ordinamento al diritto internazionale generale in quanto è un procedimento automatico, completo e continuo di adattamento, senza ricorrere a procedimenti di normazione ordinari. |
- Cosa “ripudia” l’Italia ai sensi dell’art. 11 della Costituzione? | L’Italia ripudia la guerra come strumento di offesa alla libertà degli altri popoli e strumento di risoluzione delle controversie internazionali. Il nostro Stato può rinunciare, in condizioni di uguaglianza, ad una parte della sovranità a favore di organizzazioni internazionali che abbiano come finalità la pace e la giustizia (riflette i par.3-4 dell’art.2 della Carta delle NU). Invocato dalla Corte Costituzionale Italiana anche per giustificare la delega di sovranità all’odierna Unione Europea. |
- A quale precisa finalità i costituenti inserirono l’art. 11 nella Costituzione italiana? | Per l’ammissione dell’Italia all’ONU e la ratifica della Carta dell’ONU del 1945 |
- In caso di conflitto prevale la norma costituzionale o la norma consuetudinaria immessa nel nostro ordinamento tramite l’art. 10, comma 1, della Costituzione? | In caso di conflittualità tra norma costituzionale e norma consuetudinaria prevarrà la norma consuetudinaria se cristallizzatasi precedentemente all’entrata in vigore della Costituzione italiana il 1/1/1948; se invece la norma consuetudinaria si è affermata dopo l’entrata in vigore della Costituzione italiana, prevarrà la norma costituzionale dell’ordinamento italiano. |
- Cosa significa affermare che nella sentenza 238/2014 per la prima volta la Corte Costituzionale ha attivato i “contro-limiti” a difesa dei principi supremi costituzionali insidiati dalla norma consuetudinaria sull’immunità degli Stati stranieri dalla giurisdizione civile? | Dalla sentenza 238/2014 emerge il principio supremo costituzionale secondo cui i diritti fondamentali dell’uomo devono avere sempre tutela giurisdizionale, anche nel caso in cui una consuetudine internazionale preveda il contrario. In virtù di questo ragionamento giuridico la corte costituzionale è arrivata alla conclusione che, la norma sull’immunità degli stati stranieri dalla giurisdizione civile dello stato italiano, nel momento in cui non preveda un’eccezione per i crimini internazionali, non entra proprio nel nostro ordinamento; non si attiva il procedimento automatico dell’art 10 e quindi la norma non entra nel nostro ordinamento. Ragionamento dualista ma non sovranista, non nazionalista: è come se il nostro ordinamento fosse più avanti sotto il profilo della tutela dei diritti umani rispetto all’ordinamento internazionale. L’ordinamento italiano chiede all’ordinamento internazionale di diventare un ordinamento in cui la priorità spetta non ai principi o agli interessi degli stati, anche quando questi stati abbiano compiuto crimini internazionali, ma ai diritti fondamentali della persona umana. |
- A chi spetta nel nostro ordinamento il potere di ratificare un trattato? | La competenza spetta sempre all’esecutivo. In alcuni casi, può succedere che le Camere diano l’autorizzazione alla ratifica solo a condizione che vengano apposte riserve. Il Governo, non è vincolato, ma in tal caso verrebbe meno il rapporto fiduciario tra i due organi |
- Perché il potere del Presidente della Repubblica di ratificare i trattati ha una valenza solo formale? | perché necessita della firma da parte del Ministro degli esteri |
- In quali casi la nostra Costituzione prevede l’autorizzazione parlamentare? L’art.80 indica che le Camere autorizzano con legge la ratifica dei trattati internazionali che ricadono in una delle cinque categorie previste: | 1. Trattati di natura politica; 2. Trattati che prevedono arbitrati o regolamenti giudiziari; 3. Trattati che comportano variazioni del territorio; 4. Trattati che riguardano oneri alle finanze; 5. Trattati che riguardano modificazioni di leggi. |
- Perché normalmente la legge di autorizzazione alla ratifica contiene anche l’ordine di esecuzione del trattato? | L’atto legislativo è uno solo per ragioni di economia. |
- A chi spetta nell’ordinamento italiano la competenza a formulare riserve? | La competenza ad apporre riserve ai trattati spetta sempre all’esecutivo. In alcuni casi, però, può succedere che le Camere diano l’autorizzazione alla ratifica solo a condizione in cui vengano apposte delle riserve al momento del deposito dello strumento di ratifica. Il Governo, tuttavia, non è vincolato a tenere conto delle riserve dettate dal Parlamento. In tal caso però verrebbe meno il rapporto fiduciario tra i due organi |
- Che cos’è l’ordine di esecuzione? | è un atto normativo dato dal Parlamento in merito all’attuazione di un accordo nell’ambito del nostro ordinamento. La ratifica infatti non comporta l’adattamento.
Il Parlamento adotta leggi composte come minimo da due disposizoni, con la prima autorizza la ratifica, ai sensi dell’art.80, mentre con la seconda viene dato l’ordine di esecuzione. |
- L’ordine di esecuzione è un procedimento ordinario o speciale di adattamento del nostro ordinamento al diritto pattizio? | Speciale tramite rinvio |
- L’ordine di esecuzione consente al nostro ordinamento di adattarsi alle nor me non direttamente applicabili contenute in un trattato? | no, in tal caso bisogna ricorrere a un procedimento ordinario di normazione. |
- Mi può fare qualche esempio di nome non self-executing contenute in un trattato? | 1. La Corte Internazionale prevede più opzioni tra cui lo Stato deve scegliere; 2. Il trattato prevede l’istituzione di un organo nello Stato che, ad esempio, prevede un finanziamento; 3. Quando il trattato prevede la criminalizzazione di determinati comportamenti in ambito penale. Un esempio è quello con il quale l’Italia si è adattata alle norme internazionali sulla determinazione del limite interno del mare territoriale, utilizzando, in talune parti della costa, il sistema di linee rette di base, consentito dal diritto internazionale consuetudinario. |
- Cosa prevede la nostra Costituzione in materia di accordi conclusi in forma semplificata? | Nulla prevede in materia di accordi conclusi in forma semplificata. |
- Cosa prevede l’art. 117, comma 1, della nosrra Costituzione dopo la novella introdotta dalle L. cost. 3/2001? | la potestà legislativa spetta allo Stato e alle regioni nel rispetto dei vincoli costituzionali e nel rispetto dei vincoli comunitari e gli obblighi internazionali. |
- Mi può illustrare la teoria delle “fonti interposte” elaborata dalla Corte Costituzionale nelle sentenze gemelle 348/2007 e 349/2007? | Le sentenze gemelle affermano che la nuova formulazione dell’art 117 dà vita al nuovo meccanismo delle norme interposte tramite rinvio mobile. Ossia, gli accordi internazionali sono norme di rango sub-costituzionale, di rango cioè subordinato alla costituzione ma sovraordinato alle leggi ordinarie. I trattati sono dunque delle norme interposte. Ciò provoca, quindi, un doppio test di costituzionalità: un primo test di costituzionalità è relativo alla legge ordinaria eventualmente contrastante a un accordo internazionale (parametro di costituzionalità); il secondo test di costituzionalità è relativo allo stesso accordo, valutare se l’accordo è conforme ai principi e alle norme costituzionali. Gli obblighi internazionali non devono essere in conflitto con le norme consuetudinarie. |